1. |
Rissa Al Campetto
03:03
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RISSA AL CAMPETTO
Il corpo è un pezzo di pane gettato dentro a un mare di fango
Desiderio e grande paura, paura e desiderio il contatto
E dentro la testa un sonno leggero e il bisogno di ridere con poco
Di farti cadere per gioco e poi di cominciare da zero
E a volte spero che il muro si sposti e mi lasci guardare
E a volte spero che il muro si sposti e mi lasci passare
Il corpo è un pezzo di pane gettato dentro a un mare di fango
E di rado sa uscirne da solo e allora è necessario un contatto
E il colpo atterra confonde ferisce, atterra confonde
Distrugge oppure guarisce, atterra e insieme guarisce
E a volte accade che il muro si sposti e mi lasci guardare
E a volte accade che il muro si sposti e mi lasci passare
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2. |
Sveglio
02:47
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SVEGLIO
Per quello che ho temuto e tutto ciò che è stato
Per la noia e la vergogna di troppo tempo perso
Sono ancora sveglio aspettando il tuono
Quello che ho da dirti non è mai così
Non è mai sicuro ma è questo adesso
Nonostante tutto non ho mai parlato
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3. |
La Quiete, La Sua Ombra
04:36
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LA QUIETE, LA SUA OMBRA
Nel buio rossastro delle palpebre
Nell'abbaglio di questa novità
Magnifica età meridiana
In questa pietraia dall'odore aspro
E rottami taglienti di una ferrovia
Sopra a queste croste morbide e a questi sandali lenti
Io cammino
Ma anche nell'ora più tranquilla
Rimane almeno un piccolo muscolo che non si scioglie
E dal quale molti altri tornano a irrigidirsi
La schiena si abbandona e sprofonda dentro a un mare silenzioso
Sotto un sole immobile e sconfinato
E quello, e quello sono io?
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4. |
III
05:22
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III
Il portico marcisce ogni notte
Ogni notte una stella nasce arrugginita
In questo giardino ho camminato
Anno dopo anno fra queste colonne
Giovane pitagorico in cerca del numero segreto
Per stabilire una proporzione
Fra le cose del mondo e la loro dimostrazione
Il vuoto l'orrore e l'immaginazione
E ancora oggi quando chiudo gli occhi posso vedere i tuoi
Che brillano sotto le croste e le garze
Così giovane e così infelice
Così forte e così malato
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5. |
Sorella
01:37
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SORELLA
(strumentale)
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6. |
III pt. 2
02:11
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III pt. 2
(strumentale)
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7. |
Sentiero
03:47
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8. |
Animale
03:26
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ANIMALE
Sentirsi debole come un cuore di cane sottozero
Brutalmente cordiale cordialmente brutale
Strappare rami insieme a mio cugino Animale
Violentare il ricordo di un paradiso storto
Avvelenato dal vino dalla giustizia e dal torto
Demolire altalene passatempo maligno
Mutilare falene con lo sguardo da cigno
E il sangue che scorre non crea più dolore
Steso in fondo al sogno più nero e più sporco
Fra due braccia ferite di giovane orco
Tristezza che urla rinchiusa nel vento
Grida più forte - ti prego! - non sento
Volto sfigurato dalla troppa leggerezza
Mi regala una bestemmia come fosse una carezza
E infine un grido disperato per essere grato
A chi mi ha donato questo corpo malato
Irrigato di gioia in questi pochi secondi
Che scoppiano in aria alla fine del giorno
Sospesi fra figure e volti senza contorno
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9. |
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LA DONNA PIU' VECCHIA DEL MONDO
C'era una volta l'uomo più vecchio del mondo
L'uomo più vecchio del mondo era una donna
La donna più vecchia del mondo aveva novantasei figli
Il più grande aveva ottantasei anni
Il più piccolo aveva cinque anni
Nessuno viveva più con lei
Se ne erano andati tutti
Chi per mare, chi in guerra, chi a lavorare chissà dove
La donna più vecchia del mondo non si ricordava più i nomi
La donna più vecchia del mondo viveva con un corvo
Che tutte le mattine andava in città a raccogliere le notizie
E quando tornava a raccontargliele lei gli offriva una tazza di riso
La donna più vecchia del mondo non si ricordava più i nomi
I nomi - diceva - non mi interessano più
Non mi servono
E fu così che anno dopo anno dimenticò tutte le parole
Anche quelle semplici come finestra cucchiaio sgabello camicia
E fu così che anno dopo anno imparò la lingua dei corvi
Si narra che l'ultima cosa che disse prima di morire fu: cra
Nomi ancora nomi, cose ancora cose
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